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STUDI CONFARTIGIANATO – Sulla ripresa post Covid-19 pesano i gap di competitività. Prezzi dell’elettricità superiori del 22,2% alla media Ue | Progetto Empower

STUDI CONFARTIGIANATO – Sulla ripresa post Covid-19 pesano i gap di competitività. Prezzi dell’elettricità superiori del 22,2% alla media Ue

Le previsioni della Commissione europea per l’Italia pubblicate giovedì scorso evidenziano per quest’anno un calo del PIL del 9,9% un rimbalzo del +4,1% nel prossimo anno, peggiorando quelle del Governo contenute nel Documento programmatico di bilancio 2021 varato lo scorso 19 ottobre (-9% quest’anno e +6% nel 2021). Nel 2021 il PIL italiano rimarrà al di sotto del 6,2% rispetto al livello pre crisi del 2019 e l’Italia e la Spagna, risulteranno i due paesi maggiormente colpiti dalla recessione causata dall’epidemia di Covid-19.

Covid-19 e i rischi sulla crescita – La recrudescenza dei contagi e gli interventi di contrasto alla pandemia interrompono il recupero di fiducia e aumentano l’incertezza, influenzando negativamente la propensione a investire delle imprese. Il Dpcm dello scorso 3 novembre ha attivato il light lockdown che, in particolare nelle regioni incluse nell”area rossa’, potrebbe generare rilevanti effetti restrittivi. La seconda ondata contagi in corso aumenta i rischi di una maggiore perdita di PIL di 1,3 punti nel 2020 e di 3,3% nel 2021.  Il sistema economico è imbrigliato da un eccesso di risparmio, causato dal calo di investimenti e consumi: al secondo trimestre 2020 i depositi di imprese e famiglie salgono ai massimi storici, pesando l’88,8% del PIL.

Interventi per accelerare la crescita ed evitare la crisi del debito – La politica economica, anche in questa fase difficile, deve guardare lontano: è necessario finanziare e incentivare progetti di investimento pubblici e privati, ammodernare il sistema delle infrastrutture, digitalizzare i servizi della Pa per consentire alle imprese di creare valore. Senza una accelerazione della crescita, gli interventi espansivi per contrastare la crisi in corso determineranno uno tsunami sui conti pubblici e sul rapporto tra debito pubblico e PIL sul quale, al termine del programma di acquisiti della Bce e dopo l’impegno delle risorse di Next Generation UE, graveranno seri problemi di sostenibilità. Per garantire una maggiore crescita e il miglioramento delle condizioni di competitività delle imprese, vanno allineati alle rispettive medie europee i costi amministrativi e i tempi necessari accedere ai servizi pubblici, gli oneri fiscali e contributivi e, last but not least, i prezzi delle commodities energetiche, su cui pesa una più elevata tassazione.

Lo spread dei prezzi dell’energia elettrica per le imprese – In relazione a questi ultimi, concentriamo l’attenzione sul costo dell’energia elettrica. Se prediamo a riferimento i consumi per imprese piccole e medio-piccole (compresi entro i 2000 MWh all’anno), sulla base dei dati di Eurostat al netto dell’Iva, nel primo semestre 2020 si calcola un prezzo medio in Italia di 17,6 c€/kWh, il 22,2% in più della media Ue a 27 e del 14,5% superiore alla media dell’Eurozona. La situazione peggiora sensibilmente per le micro e piccole imprese con consumi inferiori a 20 MWh all’anno, che addensano il 90,1% dei punti di prelievo del mercato non domestico: per questa ampia fascia di imprese, il prezzo in Italia è il più alto dell’Unione europea, pari a 29,52 c€/kWh, superiore del 43,6% alla media dell’Unione, il 34,6% in più della media dell’Eurozona.

L’analisi curata dall’Ufficio Studi, questa settimana su QE-Quotidiano Energia.

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